Il famosissimo
scultore veneto Ferdinando Codognotto è nato il 4 aprile 1940 a San Donà di Piave.
Romano di adozione, ha arricchito il centro storico della Capitale con
indicazioni stradali e insegne di negozi.
Dotato sin da bambino di una spiccata creatività, dopo aver
frequentato l’accademia d’Arte di Venezia, lavora presso le botteghe di
restauratori di legno.
Nel 1963 si trasferisce nella città eterna e apre una bottega
in via Pianellari 14, a due passi da piazza Navona. Lentamente si afferma non
solo nell’ambiente artistico, ma viene conosciuto anche dal grande pubblico
grazie alle apparizioni nei programmi televisivi condotte da noti presentatori
quali Pippo Baudo e Raffaella Carrà. Conosce illustri personaggi del mondo
dello spettacolo, del cinema, della politica e incontra persino i Papi.
Le sue opere raggiungono collezioni pubbliche e private in Europa,
in America e Giappone. Il successo lo travolge ma non intacca la solarità e
l’umiltà che lo caratterizza.
Nel 2006 perde la sua amata Luigina compagna e musa
di una vita alla quale, nel 2017, dedica la “Fondazione”. Istituisce il premio
Codognotto, un’opera per coloro che si sono distinti nel proprio settore; tra quelli
assegnati: Giuseppe Tornatore, Ennio Morricone, Renato Zero, Lino Banfi, Pippo
Baudo e molti altri.
Codognotto ama il legno di Cirmolo della Val di Fiemme,
tenero, leggero e profumato che lavora con la sega a nastro elettrica.
Artista visionario, già nel 1980, realizza il Pinocchio
Tecnologico non è un semplice burattino ma un robot per sottolineare una
società legata alla tecnologica che perde umanità. Crea cervelli con ingranaggi
e totem tecnologici; spazia dal mondo della natura con fiori, spighe e a quello
religioso con angeli, maternità o Crocifissioni. Tra le opere di grandi
dimensioni ricordiamo il Il cavallo tecnologico, Il cervello tecnologico e la
Cometa di Halley che consegnò a Giovanni Paolo II.
Quello che appare come un mondo fiabesco in realtà mostra una
società sopraffatta dalla tecnologia che se da un lato ci agevola, dall’altro
ci rende schiavi.
La bottega del maestro posizionata sulla strada con le sedie per accogliere i passanti, rischia
di chiudere per sfratto. La notizia ha sollevato una petizione pubblica e
l’interesse dello stesso Presidente Mattarella.
Artista straordinario che si è autonomamente affermato nel
mondo dell’arte col suo singolare stile fatto di dettagli, simboli allegorici o
tecnologici. In ogni opera c’è un messaggio per ciascuno di noi, importante è
trovare la chiave di lettura…
L’ ARTISTA SI RACCONTA

Sono cresciuto circondato tra piante e fiori perché mio padre
era giardiniere e mio nonno vivaista. A quattro anni e mezzo già sapevo leggere
e a cinque modellavo la creta e giocavo col legno. Dopo l’accademia d’Arte ho
frequentato le botteghe venete, dove ho imparato a lavorare e restaurare
oggetti di legno. Sono stato sempre molto curioso, ho fatto ricerche i
personali, insomma sono un autodidatta. Ho scelto il legno perché è un
materiale caldo rispetto ad altri come il marmo o il bronzo.
A 23 anni mi sono trasferito nel cuore della città eterna che
al tempo somigliava più ad un paese che una metropoli… Ho frequentato artisti
famosissimi come Renato Guttuso, Giacomo Manzù, Emilio Greco, inconsapevole di
trovarmi davanti a dei geni.
Ho omaggiato le mie origine attraverso il mondo naturale, il
mio credo con soggetti sacri ed ho rappresentato una società in continua
evoluzione. In una realtà ancora priva dei social ho cercato di farmi conoscere attraverso la tv, semplici istallazioni, ma soprattutto conversando coi
passanti, perché lavorare è dialogare. Le mie sculture mi hanno permesso di entrare in contattocon una
marea di gente, avrei un’infinità di aneddoti da raccontare tra questi ricordo
con piacere l’incontro col grande Edoardo De Filippo che entrando in bottega mi
disse: “sembra un ambiente teatrale, ci vuole fatica!”, una frase che riassume la
mia attività.
Emozionanti sono stati gli incontri con Giovanni Paolo II,
Papa Ratzinger, Papa Francesco e Madre Teresa ai quali ho donato delle mie
opere.
Sono stato amico del maestro Morricone che mi diceva sempre
“scolpire è come comporre musica, il tavolo da lavoro è il mio pentagramma".
Numerosissime sono le opere che ho creato ma non sono legato
a nessuna perché appena ne termino una nella mia mente ne è già in mente un’altra.
Nel 2017è nata la Fondazione Luigina e Ferdinando Codognotto
in memoria della mia amatissima moglie che purtroppo è scomparsa diciannove
anni fa.
Amo incuriosire la gente e mentre la trascino in un mondo
apparentemente fiabesco, in realtà riesco a distoglierla per un po' dal cellulare…
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Laboratorio del maestro |
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La Cometa di Halley
 Pinocchio
 Insegne stradali |
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