FERDINANDO CODOGNOTTO (SCULTORE)

 

FERDINANDO CODOGNOTTO 

(SCULTORE) 

Il Cavallo Tecnologico


Il legno comunica calore, naturalezza, gentilezza. Se lo carezzi ricambia con le carezze. E quando comincia a mostrare i suoi difetti e le sue crepe, capisci che non è un oggetto morto, ma un essere che vive e che si trasforma". (Fabrizio Caramagna)

 Il famosissimo scultore veneto Ferdinando Codognotto è nato il 4 aprile 1940 a San Donà di Piave. Romano di adozione, ha arricchito il centro storico della Capitale con indicazioni stradali e insegne di negozi.

Dotato sin da bambino di una spiccata creatività, dopo aver frequentato l’accademia d’Arte di Venezia, lavora presso le botteghe di restauratori di legno.

Nel 1963 si trasferisce nella città eterna e apre una bottega in via Pianellari 14, a due passi da piazza Navona. Lentamente si afferma non solo nell’ambiente artistico, ma viene conosciuto anche dal grande pubblico grazie alle apparizioni nei programmi televisivi condotte da noti presentatori quali Pippo Baudo e Raffaella Carrà. Conosce illustri personaggi del mondo dello spettacolo, del cinema, della politica e incontra persino i Papi.

Le sue opere raggiungono collezioni pubbliche e private in Europa, in America e Giappone. Il successo lo travolge ma non intacca la solarità e l’umiltà che lo caratterizza.

Nel 2006 perde la sua amata Luigina compagna e musa di una vita alla quale, nel 2017, dedica la “Fondazione”. Istituisce il premio Codognotto, un’opera per coloro che si sono distinti nel proprio settore; tra quelli assegnati: Giuseppe Tornatore, Ennio Morricone, Renato Zero, Lino Banfi, Pippo Baudo e molti altri.

Codognotto ama il legno di Cirmolo della Val di Fiemme, tenero, leggero e profumato che lavora con la sega a nastro elettrica.

Artista visionario, già nel 1980, realizza il Pinocchio Tecnologico non è un semplice burattino ma un robot per sottolineare una società legata alla tecnologica che perde umanità. Crea cervelli con ingranaggi e totem tecnologici; spazia dal mondo della natura con fiori, spighe e a quello religioso con angeli, maternità o Crocifissioni. Tra le opere di grandi dimensioni ricordiamo il Il cavallo tecnologico, Il cervello tecnologico e la Cometa di Halley che consegnò a Giovanni Paolo II.

Quello che appare come un mondo fiabesco in realtà mostra una società sopraffatta dalla tecnologia che se da un lato ci agevola, dall’altro ci rende schiavi.

La bottega del maestro posizionata sulla strada con  le sedie per accogliere i passanti, rischia di chiudere per sfratto. La notizia ha sollevato una petizione pubblica e l’interesse dello stesso Presidente Mattarella.

Artista straordinario che si è autonomamente affermato nel mondo dell’arte col suo singolare stile fatto di dettagli, simboli allegorici o tecnologici. In ogni opera c’è un messaggio per ciascuno di noi, importante è trovare la chiave di lettura…

 

  L’ ARTISTA SI RACCONTA


Sono cresciuto circondato tra piante e fiori perché mio padre era giardiniere e mio nonno vivaista. A quattro anni e mezzo già sapevo leggere e a cinque modellavo la creta e giocavo col legno. Dopo l’accademia d’Arte ho frequentato le botteghe venete, dove ho imparato a lavorare e restaurare oggetti di legno. Sono stato sempre molto curioso, ho fatto ricerche i personali, insomma sono un autodidatta. Ho scelto il legno perché è un materiale caldo rispetto ad altri come il marmo o il bronzo.

A 23 anni mi sono trasferito nel cuore della città eterna che al tempo somigliava più ad un paese che una metropoli… Ho frequentato artisti famosissimi come Renato Guttuso, Giacomo Manzù, Emilio Greco, inconsapevole di trovarmi davanti a dei geni.

Ho omaggiato le mie origine attraverso il mondo naturale, il mio credo con soggetti sacri ed ho rappresentato una società in continua evoluzione. In una realtà ancora priva dei social ho cercato di farmi conoscere attraverso la tv, semplici istallazioni, ma soprattutto conversando coi passanti, perché lavorare è dialogare. Le mie sculture mi hanno permesso di entrare in contattocon  una marea di gente, avrei un’infinità di aneddoti da raccontare tra questi ricordo con piacere l’incontro col grande Edoardo De Filippo che entrando in bottega mi disse: “sembra un ambiente teatrale, ci vuole fatica!”, una frase che riassume la mia attività.

Emozionanti sono stati gli incontri con Giovanni Paolo II, Papa Ratzinger, Papa Francesco e Madre Teresa ai quali ho donato delle mie opere.

Sono stato amico del maestro Morricone che mi diceva sempre “scolpire è come comporre musica, il tavolo da lavoro è il mio pentagramma".

Numerosissime sono le opere che ho creato ma non sono legato a nessuna perché appena ne termino una nella mia mente ne è già in mente   un’altra.

Nel 2017è nata la Fondazione Luigina e Ferdinando Codognotto in memoria della mia amatissima moglie che purtroppo è scomparsa diciannove anni fa.

Amo incuriosire la gente e mentre la trascino in un mondo apparentemente fiabesco, in realtà riesco  a distoglierla per un po' dal cellulare…





Laboratorio del maestro



La  Cometa di Halley





Pinocchio





Insegne stradali


Opere esposte nella Fondazione Luigina e Ferdinando Codognotto


 Io sono il legno”  (Ferdinando Codognotto)

 

Alessandra Bartomioli

 

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