BEETROOT (STREET ARTIST)
BEETROOT (STREET ARTIST)
L'incredulità di San Tommaso, 2014 , Via Assisi - Roma (bassorilievo inciso a trapano su stucco e acrilici) |
«Un'opera di street art è un regalo gigante che si fa a una strada o a un quartiere. È come svegliarsi e scoprire che qualcuno ci ha lasciato sulla finestra 100 rose».
Così afferma lo street artist di fama internazionale,
Riccardo Rapone in arte Beetroot, romano, classe 1974.
Artista autodidatta, dal 2009 si è completamente dedicato
all’arte realizzando opere sui muri in
Italia e all’estero.
Ha esposto in numerose gallerie, tra le quali alcune particolarmente
prestigiose come il Maam, lo Spin Time
Lab, il Museo Macro, il Museo Fondazione Pistoletto di Biella, Il Margutta, la
Graffik Gallery di Londra, la Decades ed il Chiostro del Bramante.
Fantasioso e intraprendente, ha sperimentato il concetto della
libera circolazione dell’arte, lasciando delle piccole opere al destino della
strada.
Armato di trapano, usa
una tecnica particolare per rappresentare soggetti del Rinascimento e del
Barocco sia sui muri che su altri supporti. I suoi sono messaggi di pace e
speranza o suscitano riflessioni.
E’ uno street artist che non usa pennelli o spray ma incide sulla parete, toglie l’impasto cementizio, calza alla perfezione una nota frase di Michelangelo “si fa per forza di levare".
L’ ARTISTA SI RACCONTA
L'artista davanti alla sua opera Trilussa , Via Giolitti - Roma |
Ho scelto di fare l’artista anche se non è stato facile e tuttora non è semplice.
Da ragazzino sono stato sempre attratto dalle scatole di
colori, all’epoca per me troppo costosi .
Nato e cresciuto in una città come Roma non sono rimasto
indifferente al fascino di tanta bellezza che ho voluto studiare e
approfondire.
Mi sono avvicinato alla street art nel 2001 durante un
viaggio a Londra, dove mi recai per imparare l’inglese.
Restai affascinato dai piccoli stencil di Bansky, che in
quegli anni non era ancora un artista affermato. Compresi che quell’arte era
accessibile a tutti e iniziai anch’io a realizzare dei piccoli stencil.
Sperimentai il “picture crossing”, pensando al noto “book crossing” (lo scambio
di libri) ovvero lasciavo in strada le mie opere con l’invito a contattarmi per
scoprire dove fossero finite.
Molte opere sono andate lontano, altre disperse e in compenso
mi sono lentamente introdotto in questo mondo.
Ho studiato le tecniche di vari street artist e ho
iniziato una mia ricerca. Utilizzo una
tecnica personalissima simile a quella dello street artist portoghese Vhils, lo
“Scratching the Surface” (graffiare la superficie), alla quale mi sono
ispirato.
Col trapano di precisione incido su uno strato di
stucco e di colori, che ho precedentemente preparato, fino a far emergere
l’immagine.
Un lavoro per il quale sono affiancato da professionisti per
i materiali cementizi e per la fotografia.
I miei soggetti preferiti sono le opere di Caravaggio,
Annibale Carracci e Rembrandt.
Durante la pandemia ho apprezzato che tutti gli street
artist, ognuno in base alle proprie possibilità, abbiano contribuito con
donazioni alla lotta contro il covid.
Amo il mio lavoro e penso che ogni singola opera sia un dono alla città.
«La street art è pura comunicazione non verbale. L’espressione più nascosta dell’animo di chi la fa e la capacità di far risuonare le corde dello spirito di chi la riceve». Beetroot
Curato da Alessandra Bartomioli
https://www.facebook.com/beetrooturbanart/
https://www.instagram.com/riccardo_beetroot/
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