Mario Petrocchi nasce a Roma nel 1924 e trascorre in Libia l’infanzia e l’adolescenza col padre Carlo. Quest’ultimo era un noto paleontologo che nel Sahara effettuò scavi di notevole importanza scientifica come la scoperta dell’elephas primigenius (a quattro zanne).
Vivere nel deserto ha notevolmente influito sulla personalità di Mario che ha scelto di laurearsi in medicina coltivando interessi scientifici. Dopo la laurea, conseguita a Roma, ha svolto attività di ricerca presso l’università di Cordoba e Miami. E’ stato docente di Storia della Medicina e ha collaborato all’organizzazione del Museo di Storia della Medicina dell’università La Sapienza di Roma che era stato fondato dal professore Alberto Pazzini.
Accanto all’attività di ricerca e di studi ha sempre continuato a svolgere la professione medica fino al 2001.
La scelta artistica di Mario Petrocchi nasce negli anni’60 e diventa terapeutica, quando accanto alle esperienze dolorose dei pazienti vive anche un dramma personale. Così con un linguaggio semplice e colorato ci trascina in una realtà colta e a volte visionaria.
L’ARTISTA SI RACCONTA..
“Ho iniziato a dipingere quadri ad olio all’età di quarant’anni in un periodo difficile della mia vita. Sono autodidatta ed ho adibito a studio una stanza della mia abitazione.
La mia passione per l’arte è stata ricompensata dalla critica e nel 1977 sono stato citato nel catalogo nazionale degli artisti curato da Elio Mercuri.
Nel 1978 ho presentato una quarantina di quadri per una mostra personale presso la Galleria dei 10 di Roma, un evento dal discreto successo
Nello stesso anno ho partecipato alla collettiva del premio Fermo Meloni ai Lidi Ferraresi dove, con la tela intitolata Ultimi passi, ho vinto la medaglia d’oro.
Nel 1981 ho partecipato allo stesso premio a Martina Franca.
Tutte le opere che ho realizzato, più di 400, sono olii su tela o cartone e sono nate da esperienze di viaggio, mostre d’arte o avvenimenti biografici.
Considero la pittura un mezzo terapeutico, come già accaduto a noti artisti, per superare le difficoltà della vita. Con il pennello riesco a trasferire emozioni e sensazioni provate nel tempo. Nascono così dei paesaggi trasognanti dove riverso tutto il mio mondo.
Non amo dipingere all’aperto ma dipingo i ricordi che sono rimasti impressi nella mia mente
Mi hanno definito un pittore difficile da collocare in una sola corrente artistica perché da paesaggista divento metafisico o surrealista, mi ritengo un sognatore che svela a tutti i segreti più intimi.
Attraverso alcune opere che ho appositamente selezionato voglio raccontarvi il mio mondo…”
SINTESI DELL’INFINITO, Olio su tela 1973
Questo quadro è il ricordo di un viaggio su una nave diretta in Turchia sul Bosforo e poi realizzato nello studio a Roma.
Una linea netta segna il confine dei colori cupi che solo nel cielo lasciano intravedere il sole. In realtà lo scenario visto a mezzogiorno si è poi trasformato in una veduta notturna, proprio come il buio interiore di quegli anni. Sulla tela infatti sono stati trasferite le mie sensazioni.
RAGIONE E SPIRITUALITA’ Olio su tela 1976
Quest’opera nasce da uno spettacolo teatrale Efigenia visto per caso ad Atene una sera d’agosto.
Davanti ad uno stilizzato allestimento scenico c’è la figura della divinità avvolta in una nube che contrasta col fondo azzurro. Fu così che le divinità presso gli antichi illuminarono il pensiero, ma col passar del tempo diedero spazio alla ragione
LA CASA DI FILOMENA Olio su tela 1980
C’era una volta e c’è a Varapodio, località calabrese, la casa di Filomena, una donna del paese. E’ lì per ricordare un passato di sogno che duri un istante, che duri una vita.
LA GINESTRA Olio su tela 2014
La tela omaggia il grande Leopardi che qui è rappresentato seduto su uno scoglio intento ad osservare il Vesuvio e il golfo di Napoli sul quale primeggia un cespuglio di ginestre.
In occasione della recitazione della poesia in una libreria di Roma, l’attore Andrea Mariotti si è commosso davanti alla foto di quest’opera.
DESERTO DEL SAHARA Olio su tela 1971
Luci, spazi infiniti, colori violenti, sintesi di sensazioni gelosamente riposte un tempo durante le escursioni nel Sahara e riaffiorate all’improvviso. Quasi si respira l’afa soffocante del deserto.
MOSCHEA SOTTO IL GHIBLI Olio su tela 1993
Deserto libico, giornata di ghibli, caldo afoso, apparizione della moschea tra folate di vento e sabbia.
“Così, per ogni tela, ho usato metodologie differenti, seguendo ciò che mi dettava la fantasia, in quanto, proprio quest’ultima, più che la ragione, ha giocato un ruolo fondamentale nella scelta delle immagini e nell’uso del colore fino ad arrivare, talvolta, a non rispettare la logica delle luci e delle ombre” Mario Petrocchi
Commenti
Posta un commento